Virginia noi la chiamavamo Virginìn, in dialetto. Era una donnina minuta, piccola,magrissima. La mattina presto si alzava e si allontanava nei boschi che amava tanto e come tante volte mi ha raccontato quando incontrandoci per strada ci soffermavamo a chiacchierare, ogni volta restava abbagliata dalla bellezza e dal mistero che sapeva trovare in ogni cosa piccola o grande che fosse: una lumaca salvata dalle suole degli scarponi dei cacciatori, così come un'alba maestosa e ricca di colori; ciò che la campagna ancora sa regalarci se solo abbiamo voglia di guardare; e il tutto reso ancora più vivido e meraviglioso dalla profondissima fede religiosa che sentiva in sé. Piena di amore come era,Virginia era l'opposto di una bigotta. Lei era semplice, curiosa, incapace di invidia. E quando il maltempo e l'età - aveva ora 89 anni - le impedivano di uscire amava leggere libri di ogni genere. Permettetemi di salutarla in dialetto:
"Virginìn, a sun seguro che dunde ti séi avura a ghe sun tante cose beliscime, financu, pò esse, chelu diu che a ti pregavi intu silensiu du monte de li Arxi. U n'u l'è ditu che a nu se viremu ancù in giurnu, anche se a ti sarai in autu vexin au Segnù e mi in bassu all'infernu. Salüame tütti a me racumandu. Bona Virginìn! Staime ben"
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